CINGHIALI*

CONTENIMENTO SPECIE IN ESUBERO

Metodi incuenti di contenimento – normativa di riferimento – rassegne stampa

 

CINGHIALI (Sus scrofa)

Per i cacciatori i cinghiali rappresentano una risorsa, non certo un problema. Infatti il mondo venatorio è l’unico a beneficiare di questa abbondanza di specie. Non a caso sono proprio i cacciatori coloro che hanno distribuito e fatto proliferare questi suìdi già negli anni ’60, talvolta incrociando varie razze tra loro. Infatti, in Italia il cinghiale autoctono era circoscritto solo in Maremma (Toscana) e nell’alta Liguria. La riprova di questo, ad oggi, l’abbiamo dal fatto che i cacciatori non hanno alcuna intenzione di eradicare il cinghiale, continuando ad allevarli (in modo più o meno lecito con varie scuse), garantendosi la continuità generazionale, e cacciandoli tutto l’anno, che è il metodo che invece incentiva esponenzialmente la riproduzione. (AVC, ndr)

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  • Solo un paio dsi esempi
  • 06.01.2018 – LIVORNO – Bracconieri al Castellaccio allevano i cinghiali nei boschi  – “Tra le piante spuntano cumuli di pane lasciati illecitamente dai cacciatori per nutrire le femmine e far crescere così gli animali da abbattere. Il termine tecnico è “governo abusivo”, ed è l’equivalente illecito della pasturazione in mare (pratica consentita per attirare i pesci) ma applicato in boschi e radure per foraggiare gli animali allo scopo di cacciarli. «In questo caso siamo di fronte a un governo abusivo di cinghiali»“… LEGGI TUTTO
  • Da un noto Forum di cacciatori: 29 giugno 2010, 14:36 “… ho partecipato venerdi ad una di queste cacciate per un art. 37 -contenimento della fauna selvatica- in notturna con i fari e due guardie, sono stato chiamato dal mio capocaccia della squadra del cinghiale…… abbattuti 4 cinghiali e subito donati al proprietario de campo che aveva subito danni (un campino di orzo che si e no avrebbe preso a fine raccolto due o tre balle di cereale)….secondo me questa politica istiga i proprietari dei fondi a fare denuncia alle ATC dei danni e loro a soddisfarle piuttosto di nn pagare quei pochi danni subiti, anche perche il valore della carne avuta del proprietario del fondo è ben piu alta del raccolto che avrebbe ottenuto…. fatto sta che il sabato notte i cinghiali erano di nuovo lì nel campo a mangiare… La domenica trovai  il proprietario del fondo che sta di fronte a casa mia e gli dissi se concordava il metodo e dopo un breve ma caldo scambio di idee mi disse che l’orzo ora se lo potevano mangiare tutto tanto quello che gli interessava lo aveva ottenuto.. LA CICCIA!!!!!!!……e il prossimo anno avrebbe fatto lo stesso…. una domanda: Ma questo non è bracconaggio autorizzato?? Reati commessi legalmente: 1) caccia in periodi di divieto generale – 2) caccia notturna – 3) caccia il venerdi – 4) c’era uno chiamato delle guardie che non si conosceva che sparava da sopra un pick up delle guardie vanatorie5) non parliamo delle distanze dalle abitazioni e dalle strade che mi ci viene da ridere che se a me mi avessero trovato li in periodio di caccia non avrei riportato a casa neanche la mutande…per me è tutto uno schifo e un mangia mangia, poi si parla della salvaguardia della fauna! scusatemi dello sfogo ma mi ha fatto schifo il tutto..“. (cacciatore dell”85)

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IL FALLIMENTO DELLE ARMI

Tralasciando ora l’aspetto e le responsabilità che hanno dato origine al problema sovrannumero di certe specie,  concentriamoci sul fallimento dei metodi di contenimento aggressivi, soprattutto attraverso le armi da fuoco. Gli stessi che caldeggiano sempre più caccia, ammettono che nonostante piani di abbattimento pluriennali messi in atto e migliaia di animali uccisi, il loro numero è aumentato e la situazione generale peggiorata.

Con la caccia, quando la femmina dominante viene uccisa, il gruppo si disperde, gli animali senza guida vagano nei terreni e tutte le femmine diventano feconde più volte nell’anno, riproducendosi in modo incontrollato. Norbert Happ, noto conoscitore tedesco dei cinghiali, pur essendo cacciatore egli stesso, ammette: “L’aumentata riproduzione è causata dall’uomo. Della moltiplicazione esplosiva dei cinghiali sono dunque responsabili gli stessi cacciatori: Relazioni sociali disordinate con estri non coordinati e moltiplicazione incontrollata sono da imputare esclusivamente all’esercizio della caccia” scrive Happ nella rivista venatoria “Wild und Hund” (23/2002). In poche parole, la caccia non risolve alcun problema ecologico, anzi ne crea molti, a catena”(AVC, ndr)

  • Coldiretti Bergamo 16.10.2012. (…) « Cinghiali, La situazione è insostenibile – Le misure attivate per contenere i cinghiali sono inefficaci. Le devastazioni sul territorio della provincia di Bergamo sono sotto gli occhi di tutti.».(…) «Come mai, pur di fronte alle nuove autorizzazioni a cacciare e i relativi piani di abbattimento, il numero di cinghiali secondo i censimenti effettuati, invece di diminuire è aumentato nel corso degli ultimi anni?... » fonte: www.ecodibergamo.it
  • ISPRA conferma: “Sui cinghiali la politica a base di doppiette ha fallito“. 23.09. 2015 – Enpa commenta i risultati delle rilevazioni scientifiche dell’Istituto e punta il dito contro le Regioni che si sono sempre affidate ai cacciatori. “Vietare il ripopolamento è un buon inizio ma occorre anche altro”
  • 06.06.2012 – Uno studio scientifico di ricercatori francesi ha seguito per un periodo di 22 anni la moltiplicazione dei cinghiali in un territorio del dipartimento Haute Marne, in cui sono sottoposti ad una caccia molto intensa, confrontandola con quella di un territorio con un numero inferiore di cacciatori nei Pirenei. E’ risultato che la fertilità dei cinghiali è notevolmente più alta quando sono sottoposti a pressione venatoria elevata. fonte: www.abolizionecaccia.it
  • 13.10.2014 La Maddalena, le istituzioni ammettono: “Fallimentare controllare i cinghiali con gli abbattimenti. Nel Parco della Maddalena (Olbia Tempio) hanno fallito, per stessa ammissione delle istituzioni, gli abbattimenti di cinghiali per controllarne il numero…

 

LA PAROLA AGLI ESPERTI (quelli seri)

Anche i dati scientifici dimostrano in modo inconfutabile come la proliferazione della popolazione del cinghiale e quindi anche l’aumento dei danni causati all’agricoltura e degli incidenti stradali, sia conseguenza diretta della pressione venatoria nei confronti di questa specie.

Ad affermare questo concetto non sono dei “fanatici animalisti”, ma lo stimato Prof. Andrea Mazzatenta, docente della Facoltà di medicina veterinaria all’Università di Teramo, ed esperto di “feromoni”, in occasione di un recente convegno a Vasto sulle “Ragioni biologiche della diffusione del cinghiale e i problemi giuridici annessi”.

Nella sua relazione il Prof. Mazzatenta dimostra con dati e grafici inequivocabili come l’aumento della popolazione del cinghiale non dipenda affatto dalla presenza di aree protette dove questi animali trovano rifugio, come finora è invece stato sempre sostenuto sia dai cacciatori che dai politici, quale pretesto per aprire la caccia anche nei parchi o nelle riserve naturali. Infatti l’area dell’ATC Vastese, che è stata presa in esame per gli studi sulla popolazione del cinghiale, ha la minore percentuale di aree protette dell’Abruzzo (solo l’1%).

Quindi il Prof. Mazzatenta, con la sua accurata ricerca, ha dimostrato come la causa scatenante della proliferazione e diffusione sul territorio del cinghiale sia proprio la caccia accanita che, specie negli ultimi decenni, è stata fatta nei confronti di questo ungulato. E non si tratta di un paradosso! Come spiega, infatti, il Prof. Mazzatenta, i branchi dei cinghiali sono dominati dalle femmine “matriarche”, le quali sono le uniche che si riproducono, proprio grazie all’emissione dei feromoni, che inibiscono la fertilità delle femmine di rango inferiore.

I cacciatori, che peraltro sono quelli che hanno creato il problema, introducendo per i loro interessi venatori la specie di cinghiale ungherese in Italia, molto più grossa e prolifica di quella italica, conoscono bene questo fenomeno. Infatti, durante le loro braccate al cinghiale, abbattono volutamente le femmine matriarche, creando quindi la disgregazione dei branchi, ed innescando una reazione “liberatoria” nelle altre femmine di rango inferiore, che vanno subito in estro, riproducendosi più volte nello stesso anno e formando a loro volta altri branchi. Questa semplice “verità”, che come LAC stiamo cercando da molti anni e con estrema difficoltà di spiegare all’opinione pubblica, sta finalmente iniziando ad essere presa in considerazione, come dimostra la decisione del TAR Toscana di sospendere la caccia in braccata al cinghiale, proprio per evidenziare la correlazione tra la pressione venatoria e l’incremento della popolazione del cinghiale.

Ci aspettiamo ora analoghe prese di posizione ed atti legislativi conseguenti da parte di politici di ogni livello, come pure una corretta analisi del fenomeno da parte delle associazioni degli agricoltori, che finora si sono invece preoccupate molto di più di tutelare gli interessi dei cacciatori che quelli dei loro associati.

Inoltre, ci attendiamo maggiore onestà intellettuale e serietà professionale da parte di certi giornalisti che, pur di avere qualche follower o visibilità personale in più, continuano a dare credito e spazio al falso mito della caccia quale risolutrice di tutti i problemi e quindi a fare il gioco dei cacciatori, diffondendo nell’opinione pubblica l’errata percezione che ci sia in atto un’invasione da parte dei cinghiali.

Quanti agricoltori, ad esempio, sono al corrente che la Regione Marche dà loro la possibilità di utilizzare dei recinti/trappola per catturare i cinghiali, in grado di intrappolare anche 20/30 animali alla volta? Ebbene, si contano sulle dita di una mano gli agricoltori marchigiani che hanno fatto richiesta e sono poi riusciti a dotarsi di questi recinti! Questo dimostra come da parte di certi giornalisti, dei politici e amministratori, ma soprattutto da parte delle associazioni agricole (Coldiretti, CIA, Confagri, ecc…), non vi sia in realtà alcun interesse a risolvere il problema “cinghiali”, ma ci sia invece la volontà di lasciare le cose come stanno, ed ovviamente di “regalare” i lauti guadagni derivanti dal ricco business che ruota intorno alla macellazione e vendita dei cinghiali uccisi, a coloro che il problema lo hanno determinato, ovvero proprio agli ATC ed alle associazioni venatorie! da Danilo BaldiniDelegato LAC Marche – fonte: www.vivereurbino.it

Leggi anche: Il professor Mazzatenta: l’abbattimento massiccio li fa riprodurre ancora di più

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LA CONTRACCEZIONE CHIMICA

  • Dott.ssa Giovanna Massei: Novel Management Methods: Immunocontraception and Other Fertility Control Tools – 2014
    Abstract ITA:
    Gli impatti delle popolazioni di ungulati sovrabbondanti sulle attività umane e sulla conservazione comprendono perdite di raccolti e foreste, collisioni con veicoli, trasmissione di malattie, comportamento fastidioso, danni alle infrastrutture, predazione su bestiame e specie autoctone e riduzione della biodiversità nelle comunità vegetali e animali (ad es. Curtis et ai., 2002; Massei et al., 2011; Reimoser and Putman, 2011; Ferroglio et al., 2011; Langbein et al., 2011).
    Le tendenze attuali nella crescita della popolazione umana e nello sviluppo del paesaggio indicano che i conflitti uomo-ungulati in Europa, così come negli Stati Uniti, aumenteranno probabilmente parallelamente all’aumentata espansione del numero e della gamma di molte di queste specie (Rutberg e Naugle, 2008) ; Brainerd e Kaltenborn, 2010; Gionfriddo et aI., 2011 a).
    Molti di questi conflitti sono stati tradizionalmente gestiti con metodi letali. Tuttavia, le attuali tendenze nella distribuzione e il numero di cinghiali, maiali selvatici e cervi in ​​Europa e negli Stati Uniti (ad esempio Saez-Royuela e Telleria, 1986, Waithman et al., 1999; Ward, 2005; Apollonio et al., 2010) ) suggeriscono che il riempimento ricreativo (caccia ndr) non è sufficiente per controllare le densità degli ungulati. Inoltre, considerazioni etiche riguardanti il ​​trattamento umano degli animali stanno sempre più modellando l’opinione pubblica su quelli che sono considerati metodi accettabili per mitigare i conflitti uomo-natura, e il controllo letale è spesso opposto (Beringer et al., 2002; Wilson, 2003; Barfield et al. , 2006; McShea, 2012). L’antipatia pubblica nei confronti dei metodi letali limita sempre più le opzioni disponibili per la gestione degli ungulati, in particolare nelle aree urbane e suburbane e nelle aree protette dove l’abbattimento è spesso contrastato da motivi etici, legali o di sicurezza (Kirkpatrick et al., 2011; Boulanger et al., 2012 ; Rutberg et al., 2013). Di conseguenza, l’interesse per i metodi non letali, come il controllo della traslocazione o della fertilità, è aumentato (Fagerstone et al., 2010)
  • Relazione del GrIG sullo studio della dott.ssa MasseiPIANO SOSTITUTIVO DEGLI ABBATTIMENTI DI CINGHIALI E DAINI –  Michele Favaron, Gruppo di Intervento Giuridico onlus – Veneto –
  • 2016 . In fase di sperimentazione anche in Italia (…) un metodo incruento per la riduzione del numero dei cinghiali già operativo da anni in Inghilterra. fonte: www.corriere.it
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CONTENIMENTO, NON SOLO DEMOGRAFICO
-14 gennaio 2019 – Emilia Romagna: Gli strumenti per RIDURRE gli INCIDENTI STRADALI causati dagli animali selvatici. “Fauna selvatica: dissuasori acustici, sensori luminosi e nuove tecnologie per ridurre gli incidenti stradali. Sperimentazione a Modena, Reggio Emilia, Rimini e Piacenza: meno sinistri. Sensori luminosi e dissuasori acustici che allertano gli animali e mettono in guardia gli automobilisti, per aumentare la sicurezza…” fonte: www.regione.emilia-romagna.it
– 2017: Anche a Firenze, ULTRASUONI CONTRO I CINGHIALI – Installati dissuasori a ultrasuoni ai bordi dei campi per difendere le coltivazioni da cinghiali e caprioli grazie al progetto “Ultrarep”. “Si tratta di un progetto di sperimentazione utilizzato nel territorio toscano, precisamente nel territorio di Castello di Brolio. L’iniziativa parte grazie ai fondi Feasr dalla Regione Toscana, e dei partner consorzi vinicoli Chianti Classico e Unione Viticoltori di Panzano in Chianti), università ed enti pubblici (Unione dei Comuni Montani del Casentino, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi) ed Erata (ente di consulenza di Confagricoltura Toscana). Si procede per introdurre la tecnologia internazionale su scala internazionale (2017 ndr).” fonte: www.ogginotizie.it
– 24.09.2019 ISPRA – Incidenti, non è colpa dei cinghiali. «LE AUTO DEVONO ANDARE PIU’ PIANO» -“Le indicazioni dell’istituto Ispra per le zone con forte presenza di animali selvatici. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale -, in un documento di tre pagine, ha formulato una serie di metodologie e iniziative da utilizzare nelle aree “con forte presenza di cinghiali”. Si va dall’apposizione «di limiti di velocità lungo i rettilinei e nei tratti con limitata visibilità» all’installazione di «dossi e recinzioni» e, non da ultimo, «all’installazione di autovelox». Le indicazioni di Ispra passano anche attraverso “l’installazione di apposita cartellonistica «animali selvatici vaganti» nonché attraverso l’obbligo di «mantenere puliti e sgomberi i terreni e le aree private da vegetazione infestante». Il concetto (secondo Ispra) è semplice: riducendo la velocità, si limita il numero di impatti con i cinghiali. Concetto da applicare anche agli altri ungulati e alla fauna selvatica….” fonte: www.laprovinciadicomo.it

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GIURISPRUDENZA E NORMATIVA DI RIFERIMENTO:

in aggiornamento…

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  • 2018- Sentenza TAR del Piemonte (Ordinanza n. 403, II° sezione TAR Piemonte, depositata il 03.10.2018) ha sospeso in fase cautelare gli abbattimenti dei cinghiali in Provincia di Torino e conferma, in materia di contenimento della fauna selvatica, che le uccisioni di animali devono essere l’estrema ratio e subordinati al parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che certifichi l’inefficacia di interventi alternativi incruenti, come previsto dall’art. 19 della legge 157/92.
  • TAR Toscana 2012 – Sentenza n. 935 (Sez. III)Contenimento dei cinghiali e fondi chiusi: «L’obiettivo della riduzione dei danni arrecati dalla fauna va perseguito con gli interventi di contenimento numerico previsti dall’articolo 19 della Legge 157/1992 e dall’articolo 37 della L. R. 3/1994 e non già attraverso l’attività venatoria»…
  • TAR Piemonte, Previncia di Alessandria, Sentenza N. 00519/2018: – Ricorso delle Associazioni Vittime della caccia ed Earth contro il Decreto del Presidente della Provincia di Alessandria n. 56 del 29 marzo 2018,  col quale è stato approvato il programma di controllo.della specie di cinghiale per l’anno 2018...” Il ricorso delle associazioni veniva accolto e il Piano provinciale annullato, in quanto devono essere adottati in via prioritaria metodi ecologici alternativi agli abbattimenti che comunque devono rappresentare l’estrema ratio e non essere la consuetudine… .
  • Consiglio di Stato, sez. V, Sentenza n. 1333 del 5.04.2016. Controllo delle specie selvatiche.La sentenza ha ricordato che i principali e fondamentali metodi di controllo delle specie appartenenti alla fauna selvatica sono quelli “ecologici” e incruenti, anche ai fini della tutela delle produzioni zoo-agro-forestali. “I provvedimenti delle amministrazioni locali tesi a garantire gli interessi delle produzioni zoo-agro-forestali o per motivi sanitari (art. 19, comma 2°, della legge n. 157/1992 e s.m.i.) che comportino il controllo delle specie di fauna selvatica devono esser preventivamente approvati dall’I.S.P.R.A. e devono avere a oggetto metodologie incruente. Solo “qualora l’Istituto verifichi l’inefficacia dei predetti metodi, le regioni possono autorizzare piani di abbattimento”: Pertanto, il ricorso alle armi riveste carattere eccezionale e deve essere puntualmente motivato

Insomma, la soluzione va cercata PRIMA di ricorrere alle armi da fuoco. Questa sentenza ha risvegliato l’attenzione di molti, che auspicano rappresenti un punto fermo da cui ripartire. Non è certo la prima volta, non sono pochi i precedenti e ad ogni livello di giudizio, di cui si riportano alcuni stralci (AVC, ndr)

 

Nei casi in cui il contenimento delle popolazioni di Ungulati tramite abbattimenti non sia attuabile o desiderabile, il controllo di fertilità potrebbe, almeno potenzialmente, fornire in futuro una valida alternativa di gestione. Contrariamente ai vaccini contraccettivi degli anni ’90, che prevedevano la somministrazione di due dosi a poche settimane l’una dall’altra, gli immuno-contraccettivi (o vaccini contraccettivi) dell’ultima gene- razione causano infertilità per almeno 3-5 anni dopo la somministrazione di una singola dose. Queste sostanze funzionano come un normale vaccino e una volta iniettate causano la produzione di anticorpi che attaccano proteine o ormoni essenziali per la riproduzione. L’efficacia e la durata dell’azione di questi contraccettivi sono in parte dovute alla presenza di nuovi adiuvanti che favoriscono la produzione di anticorpi negli animali vacci- nati. Il vaccino PZP (porcine zona pellucida) induce anticorpi che impediscono all’uovo di essere fecondato. Il vaccino GnRH (gonadotropin-releasing hormone = ormone per il rilascio delle gonadotropine) causa la produzione di anticorpi che neutralizzano il GnRH, che a sua volta controlla la produzione di ormoni neces- sari per l’ovulazione e la spermatogenesi. L’attivita’ sessuale di un animale trattato con il vaccino GnRH viene dunque sospesa fino a quando la concentrazione di questi anticorpi rimane relativamente elevata. Il Central Science Laboratory di York (UK) in collaborazione con il National Wildlife Research Center di Fort Collins (UK) ha svolto uno studio per valutare l’efficacia ed i possibili effetti collaterali del vaccino GonaConTM sul comportamento e sulla fisiologia di cinghiali in cattività. Nell’aprile del 2004 abbiamo iniettato una dose del vaccino GonaConTM a 6 femmine adulte di Cinghiale, mentre ad altre 6 (campione di controllo) abbiamo iniettato solo l’adiuvante. Nel novembre 2004 due maschi adulti sono stati aggiunti alle femmine nel recinto.Per ogni animale abbiamo raccolto i seguenti dati:
1. tempo speso in attività diverse quali alimentazione, riposo, movimento ecc.; 2. interazioni sociali e gerarchia di dominanza; 3. peso corporeo; 4. parametri ematologici e biochimici derivati dall’analisi del sangue; 5. presenza di anticorpi anti-GnRH.La raccolta di campioni di feci ci ha permesso di quantificare la concentrazione del cortisolo, utilizzato come indicatore di stress, e del progesterone, impiegato come indicatore di ciclo estrale e gravidanza. I risultati hanno mostrato che tutti gli animali trattati con il vaccino GonaConTM hanno prodotto anticorpi anti-GnRH. Non abbiamo rilevato alcuna differenza di comportamento fra animali trattati e controlli. Il peso delle femmine vaccinate è risultato leggermente più alto rispetto a quello dei controlli. Nessuna differenza è stata evidenziata fra femmine vaccinate e controlli per i valori ematologici, biochimici e per i livelli di corti- solo. Nel marzo 2005 tutte le femmine del gruppo di controllo hanno partorito e nessuna femmina vaccinata si è riprodotta. Due anni dopo la vaccinazione gli anticorpi risultano ancora sufficientemente elevati (Figura 1) e le femmine trattate con il vaccino e mantenute in un recinto con un maschio adulto non hanno ancora concepito. Lo studio, che sta proseguendo sia in cattività che sul campo, ha consentito di dimostrare che il vaccino GonaConTM è efficace per almeno 2-3 anni e non sembra avere effetti collaterali indesiderati sul comporta- mento e sulla fisiologia del Cinghiale. In futuro la ricerca dovrà stabilire quale è la proporzione di animali da vaccinare per ottenere una specifica riduzione del numero di cinghiali in una determinata area“.

 

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RASSEGNE STAMPA, NEWS

  • 17.01.2017 – Il business del cinghiale, un mercato enorme e non tracciato  – di Francesco Furlan –
    Tutto è iniziato quando siamo venuti a conoscenza dell’ennesimo episodio di bracconaggio avvenuto in un parco protetto dove ognuno dovrebbe poter passeggiare senza temere alcunché. Sollecitati dai tanti avvistamenti e incidenti stradali, siamo venuti a carpire l’esistenza di un vero e proprio mercato nero della carne di cinghiale LEGGI TUTTO: www.h24notizie.com
  •  2916 – Contraccezione cinghiali – Nel Parco naturale della Maremma alla «super pillola» si sta pensando da anni grazie a una collaborazione con l’Animal and Plant Health Agency di York, in Inghilterra, e a una ricercatrice, Giovanna Massei, che sta mettendo a punto un anticoncezionale particolarmente efficace su questi animali. Al progetto lavorano dalla Maremma anche i biologi Francesco Ferretti e Andrea Sforzi. La sperimentazione è già iniziata.
  • Marzo 2017 – Emergenza cinghiali a Roma: il Comune pensa alla sterilizzazione. Il Campidoglio ha istituito un tavolo tecnico con la Regione per mettere a punto un piano di intervento.  LEGGI TUTTO: roma.corriere.it

 

Leggo le dichiarazioni di due esponenti di Fratelli d’Italia, il consigliere regionale Rosso e il signor Ghisi, sul tema cinghiali; dichiarazioni dove la parola “abbattimento” non viene mai utilizzata, a dire il vero, ma non così generiche da impedire all’immaginazione di non figurarsele, “le ordinanze che vadano a risolvere il problema alla radice”.

Eppure il costante aumento degli ungulati – secondo Rossi e Ghisi responsabili di “scorribande”, “attacchi” e “aggressioni ormai all’ordine del giorno”, in pratica di un’intifada lanciata contro il genere umano – ha radici profonde nella caccia e nel business legato al consumo delle carni, dato che il cinghiale è stato reintrodotto nel nostro territorio per scopi espressamente venatori,

A rigor di logica, per risolvere i problemi alla radice nel senso etimologico del termine, ossia all’origine, la prima cosa da fare sarebbe quella di vietare la caccia e la somministrazione del cinghiale, istituendo una moratoria che anche sul piano scientifico non dovrebbe faticar molto per trovare conforto. Lo zoologo italiano Carlo Consiglio, in questo supportato da altri ricercatori, ha spiegato con dovizia di particolari che “la caccia disgrega i gruppi consolidati e contribuisce ad aumentare la fertilità della specie venendo meno il meccanismo della simultaneità dell’estro delle femmine”.

Quindi, se fosse sincero interesse della politica “risolvere il problema alla radice” – fatto sul quale è lecito nutrire più di un dubbio – i provvedimenti varati sarebbero ben diversi dall’intensificazione della caccia. Coinciderebbero coi controlli della popolazione mediante farmaci anti-fecondativi, con la pasturazione in foresta per limitare l’interazione con le aree antropizzate e con l’intensificazione dell’uso delle recinzioni elettriche per la prevenzione dei danni.

Questo per giungere, nel medio periodo, a un vero riequilibrio ambientale che in una prima fase non potrà essere a costo zero: se davvero l’incolumità delle persone e la difesa dei terreni agricoli sta a cuore alla politica, quest’ultima deve rinunciare all’alibi dell’assenza di risorse, già usato dall’assessore Mai a margine di un’opinione espressa sulla presenza di 200 lupi (1 ogni 27 km quadrati) nel nostro appennino.

Se i soldi per la spesa di funzionamento della Regione, banalmente chiamata spesa politica, ci sono, ammontano a decine di milioni di euro e trovarli non è mai un problema, qualche centinaio di migliaia di euro per indennizzare gli agricoltori non possono e non devono essere invocati come scusa per alimentare il conflitto fra abitanti delle aree rurali e fauna selvatica. Un conflitto che qualche politico organico al governo della Regione vorrebbe dirimere – guarda caso – a colpi di fucile.

p.s. Vivo in zona collinare e vengo a contatto coi cinghiali quasi quotidianamente. Lo dico per prevenire eventuali risposte che invece di focalizzarsi sul tema deviino nella sfera del vissuto e della percezione del problema“. Gian Maria Bavestrello – fonte: www.levantenews.it

 

  • «Cinghiali, contraccettivi per ridurre le nascite La caccia non basta più». 23 Luglio 2015 – La proposta del ricercatore e zoologo Alessandro Bisiani: bisogna inserire le esche nel cibo che va lasciato nei boschi. Un paradosso: la cacci selettiva dei cinghiali porta all’aumento delle nascite e, quindi, della popolazione di ungulati; almeno sul lungo periodo. Per risolvere il problema, una proposta alternativa – e incruenta – è quella dei vaccini contraccettivi….” fonte: Il Piccolo
  • 23.10.2015 – I cinghiali scendono in città, Tre sono entrati in un ristorante. Gli esperti: “Cercano cibo facile vicino alle case e scappano dai cacciatori L’anno scorso 29 cinghiali sono scesi in città dalla collina. E quest’anno la ormai ex Provincia ha speso 170 mila euro di rimborso per i danni provocati alle coltivazioni agricole, una cifra comunque notevolmente inferiore a quelle degli anni precedenti. «Quest’anno non possiamo ancora fare un bilancio degli avvistamenti, di sicuro però abbiamo abbattuto circa 500 esemplari…
  • 26.09.2017 – Coldiretti: “A Pistoia cinghiali allevati e lasciati liberi apposta, gravissimo” – (…) “Si tratta, dichiara a questo proposito l’associazione, “di azioni di inaudita gravità, in sfregio agli imprenditori agricoli e al loro lavoro. Evidentemente- fa sapere- non si temono le conseguenze, anche penali, che subisce chi immette cinghiali o li rifocilla”. Questo genere di comportamenti, d’altronde, “favorisce l’abnorme diffusione” degli ungulati. … Dopo l’aspro scambio di accuse fra le associazioni degli agricoltori e i cacciatori sulla mancata riduzione della popolazione degli animali selvatici, secondo i parametri fissati dalla legge obiettivo, oggi Coldiretti lancia un nuovo allarme. ” LEGGI TUTTO
  • 01.11.2015 – Caccia perenne al cinghiale: chi la vuole? “Persecuzione venatoria ai cinghiali tutto l’anno, squadroni di cacciatori accompagnati da carabine e mute di cani che imperversano sul territorio senza soluzione di continuità: qualcuno mormora che sia il sogno di Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente…” Margherita D’Amico –

 

  • 08.09.2016- L’ipocrisia collettiva, in Toscana, gira mascherata da cinghiale – Stefano Tesi – “Pepato scambio tra i cacciatori toscani, che accusano di fallimento la legge regionale sull’abbattimento degli ungulati, e l’assessore all’agricoltura Remaschi. Sullo sfondo, il disagio per una situazione che è sfuggita di mano a tutti da tempo, ma di cui nessuno vuole prendersi la responsabilità. Come scrissi mesi fa, quella degli ungulati è una grande “ungulata“ per tutti. Collettiva, insomma. E pure doppia.
    Perchè, come i capponi di Renzo, mentre i due principali responsabili del disastro, i mandanti della politica e i loro mandatari cacciatori, passano il tempo ad accusarsi a vicenda, da decenni cinghiali e caprioli divorano in campagna tutto ciò che c’è da divorare: uva, grano, mais, olivi. E mandano fuori strada le auto, con morti e feriti. Sotto lo sguardo vigile di chi sarebbe demandato dalla pubblica amministrazione a “decimare” la fauna, per tenerla almeno sotto controllo, e che invece, sempre sotto gli occhi semichiusi della stessa p.a., allegramente la ralleva, affinchè la fonte del divertimento dei cacciatori, cioè gli animali, non manchi mai….” fonte: www.alta-fedelta.info

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